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lunedì 22 settembre 2014

Il metodo Gentlecare

Esposizione al Primo Meeting delle Professioni Sociosanitarie di Piacenza
A cura di Riccardo Rossi

Entrare in una casa di riposo per un vecchio significa invecchiare di colpo di dieci anni. Regole, abitudini, spazi, cose, gesti consueti, intimità, piccoli livelli di autonomia spazzati via in una notte, in un giorno.
– Lorenzo Licalzi, 2005.


Con questa frase si apre l’incontro sul metodo Gentlecare. Un incontro ricco di immagini e metafore, usate per affrontare meglio un tema e un’esperienza spiazzante come la demenza; a partire da quella dello “spettacolo” dell’assistenza, in cui appare tutt’altro che in secondo piano il ruolo dei “suggeritori”, gli OSS, i “custodi” di chi richiede assistenza, dei clienti, degli anziani e delle loro famiglie. Le esigenze messe in luce non sono nuove, ma sono fondamentali: il riconoscimento di valore, l’autonomia, il diritto a una vita dotata di senso e ritmo propri, quella “micro-gentilezza” citata direttamente da una persona con demenza.

Per portare a termine questi compiti, i relatori hanno quindi approfondito l’idea delle componenti dell’assistenza come parti di una protesi, composta di persone – agenti terapeutici, programmi adatti e non infantili e spazi, a cui con grande successo “di pubblico” si è dedicato nell’ultima parte dell’incontro Enzo Angiolini, parlando di metodi di comunicazione semplici in termini di organizzazione e arredo degli spazi, che creino un ambiente misurato con chi deve usufruirne. Porre l’attenzione sul benessere e non sulla malattia: questo è il messaggio ricorrente; e per farlo viene rimarcata la necessità di coordinare e formare il personale a un lavoro in equipe che non sia vincolato a schemi gerarchici rigidi.

Copertina di Che cosa ti aspetti da me?
Di nuovo vediamo sottolineato il bisogno dell’ascolto: sia nel conoscere il passato personale e socioculturale del cliente, la sua biografia, sia nel lasciare che questi esprima le proprie preferenze e i propri desideri, e analizzando le cause di ogni comportamento per lasciare il meno possibile al caso. 

Una grande ambizione, con la consapevolezza esplicita di non poter “saltare ai risultati”: la resistenza al cambiamento c’è sempre, e anch’essa va affrontata – in caso contrario, nessun passo in avanti, grande o piccolo, è possibile.



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