Di Mara Caminati
È venerdì, sono le quindici ho finito il mio turno e me ne vado a casa … Io posso farlo, penso, andare a casa… Molti in questa struttura non lo possono fare: è questa la loro casa. Per uscire dal mio luogo di lavoro devo passare per il centro diurno.
È venerdì, c’è la messa oggi, mentre attraverso i corridoi me lo ripetono tutte le persone che incontro. Mi dico è vero, c’è la messa. La funzione religiosa nell’istituto dove lavoro si tiene il venerdì, lo so da una vita, ma quel giorno… Dicevo, attraverso il corridoio e mi soffermo presso il centro diurno dove, in attesa che la funzione inizi, una ventina di persone residenti nell'istituto recitano il rosario.
Osservo. Li conosco tutti ma quel giorno mi soffermo a osservare. Guarda, mi dico, guarda Giovanni com'è attento, e Maria che non tace un secondo come ascolta in silenzio e ripete la preghiera senza urlare.
Osservo. Il piccolo altare ricavato da un tavolino e il parroco che indossa l’abito per iniziare la funzione. La funzione inizia, chi può si alza, altri rimangono seduti ma non importa, Nostro Signore capirà. Tutti in silenzio e tutti fermi, ma quando mai sono stati così fermi?
Osservo questo momento importante per loro, tanto importante da far svanire ogni malattia, ogni disturbo, anche quello comportamentale più rilevante. La funzione prosegue e il mio sguardo cade sul parroco che recita le parole della messa e sui suoi movimenti. Sono attratta dal muro alle sue spalle. Ben mimetizzata c’è una porta. La guardo come se la vedessi per la prima volta. Ma quella porta comunica con la chiesa del paese, dove come in tutte le chiese, la domenica si celebra la messa. Allora, mi dico, perché non chiedere il permesso alla canonica per poterla aprire e accompagnare queste persone in una VERA chiesa e lasciare che anche loro ascoltino la funzione religiosa la domenica come fanno tutti i cattolici? Il mio pensiero già galoppa.
Pensa, la messa la
domenica, in una vera chiesa insieme agli abitanti
del paese, insieme come tutti come quelli che
“stanno fuori”. Magari qualcuno incontra dei vecchi
compagni, persone che conosce da tempo e
che non vede più a causa dell'istituzionalizzazione.
Pensa i preparativi, ci facciamo particolarmente belli oggi, andiamo a messa, è Domenica, un giorno diverso finalmente un giorno che non sia come tutti gli altri scandito da regole e orari che nessuno di loro a deciso.
Pensa, la domenica anche i famigliari sono liberi da impegni lavorativi, potrebbero venire ad accompagnarli loro alla funzione, e quella porta ci permetterebbe di accedere con facilità alla chiesa... Una VERA chiesa, una vera messa tutti insieme . Così, vado e chiedo a chi lavora in istituto da più tempo, ma mi dicono che la richiesta è già stata fatta “tempo indietro” ma non si può fare. Strano! Penso io, ma quale insuperabile problema esiste per impedire l’apertura della porta che comunica con la chiesa? Osservo ancora le persone che ascoltano con attenzione la messa…
Bé! Sì! Non sono proprio
come “quelli fuori”, altrimenti starebbero “fuori”. Alcuni non possono permettersi di camminare in
autonomia, altri hanno addirittura bisogno di una
carrozzina per potersi spostare, ma quella carrozzina
per loro equivale alle nostre gambe, solo un
po’ più ingombrante, ma la funzione è la stessa. Sì, è
vero, qualcuno non è “bello” a vedersi, non è come
quegli anziani che si vedono sulle riviste per anziani…
Appunto.
Qualcuno non riesce ad avere una postura corretta
quando è seduto sulla carrozzina, ma che colpa ha
se è emiplegico e il suo braccio è bloccato a causa
della malattia? E quale colpa può avere quella
persona che a causa di un effetto collaterale di un
medicinale ha una salivazione più accentuata del
normale...? Ha un fazzoletto in mano, si pulisce.
I miei pensieri si fanno cattivi. Non può essere per questo. Non tutti sono belli a vedere, siamo persone e non siamo tutte uguali, per fortuna. Il motivo per cui quella porta non può essere aperta deve essere un altro. Mi dicono che per far passare le carrozzine, la porta deve essere tolta dallo stipite, mi dicono ancora che c’è un gradino e la pedana di legno è troppo stretta e le ruote delle carrozzine escono da un lato perciò diventa complicato trasportarle in sicurezza. Ah… Vedi Mara quanti brutti pensieri per nulla? È questo il motivo per cui non si può aprire quella porta. Bisognerebbe toglierla e metterla a posto prima e dopo la funzione e soprattutto, bisognerebbe cercare una pedana più larga per superare quell'enorme barriera architettonica che è il gradino tra la chiesa e il centro diurno sito nell'istituto. Bé, dico, lo facciamo noi,
E NO! La porta non è nostra. Accidenti che problema! Un vero problema…
Poi alla memoria mi torna una frase, letta tempo fa su un grande libro - un “librone”, uno con tante pagine ma tante, anzi se non ricordo male erano tre, i “libroni”… Non ricordo su quale dei tre l’ho letta ed è una frase detta da una persona che non c’è più sulla terra ora, ma mi dicono che anche Lui era grande ma GRANDE… VERAMENTE. La frase diceva pressappoco così: Lasciate che i pargoli vengano a me.
Bé! Non posso proprio dire che questi siano “pargoli”: diamine, hanno solo qualche mese in più ma non stiamo certo a guardare il capello vero? Chissà cosa voleva dire con questa frase. Però quando l’ha detta a “onor del vero”, devo dire non so in che luogo si trovasse, di certo era un luogo senza porte né gradini. Nel frattempo la messa è finita, il parroco si toglie gli ornamenti e passa tra le persone a dare loro una parola di conforto. Il mio sguardo si riposa sulla porta che ora senza l’altare si nota ancora meglio e si fa triste, ma la messa è finita e le persone tornano nel proprio reparto chi sole, chi accompagnate e passano davanti a me, non c’è tempo per la tristezza: non è il luogo né il momento.
Mi sono detta: Sorridi Mara, saluta ed esci: il tuo turno è finito un’ora fa. Arriveranno altri venerdì, altre messe e altre porte chiuse.
A pensarci bene, anche quel tipo della frase importante, riuscirebbe ora a far aprire quella porta? È una porta normalissima, mica abbiamo chiesto di far aprire quella del Paradiso!
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