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martedì 5 agosto 2014

Formazione geriatrica e ottimizzazione delle risorse

Di Renato Dapero


Prima di tutto una fotografia della realtà per potersi rendere conto in modo trasparente di cosa sta accadendo a partire dal fatto che non ci sono le risorse. Lo scenario è abbastanza drammatico, tutte le ricerche che sono state fatte in medicina, infatti, hanno portato sostanzialmente in un allungamento della vita, già notevole e destinato ad incrementarsi.

L’aspettativa di vita dopo i 65 anni è per un maschio diciotto anni e per una femmina un po’ di più, 22 anni. Quindi vi è un’aspettativa di vita consistente e questa è una buona notizia, ma la notizia non buona è che la gran parte di questa aspettativa di vita è gravata da disabilità, cioè da perdita dell’autosufficienza. Con un aggravio quindi di quelli che sono i costi per il sistema sanitario nazionale.
Dei 22 anni di cui s’è detto per le donne, ben 14, in media, saranno passati in una condizione di disabilità.


Renato Dapero,
Direttore di ANOSS Magazine.
I dati statistici mostrano una situazione che in futuro probabilmente non è destinata a migliorare come non sono destinate a migliorare quelle che sono le risorse. Quindi che dire circa la Formazione? È stato detto che si deve sviluppare il concetto già espresso che la strada giusta per la formazione è far acquisire a tutti gli operatori una cultura geriatrica.
La cultura geriatrica è basata su quella che è la valutazione da parte di tutti operatori del soggetto anziano e gli strumenti per trovare quali sono i percorsi formativi e i percorsi gestionali di cura migliori per questi soggetti è quello di fare, come ormai tutti sanno, la valutazione multidimensionale. Infatti è proprio la valutazione multidimensionale su cui si basa sostanzialmente l’approccio geriatrico al paziente anziano. E questo approccio è significativo e gli studi che sono stati fatti mettono in evidenza come l’applicazione di questo tipo di valutazione del soggetto anziano in qualsiasi setting assistenziale, sia che sia il reparto per acuti o la casa protetta, o altro, riesce a dare dei significativi vantaggi nella continuità della cura. Si osserva che questi soggetti vivono di più, l’incidenza della demenza e del deterioramento cognitivo viene rallentato e tendenzialmente raggiungono meno facilmente la necessità di usufruire di servizi residenziali come la casa protetta.

Questi sono dati estremamente significativi, soprattutto perché, occorre ribadire, è un concetto culturale, è un percorso di formazione che deve interessare tutti quanti gli operatori che si occupano di questa fascia di età. È inutile parlare di invecchiamento, di persone anziane, di case protette e di reparto per acuti quando non si entra poi in questo tipo di approccio e purtroppo questo tipo di concetto o di filosofia di pensiero non è ancora definitivamente recepita dai nostri politici, da chi ci governa e fa concretamente la politica sanitaria.


Via Benevere Pharmacy.
È molto interessante, in proposito, andare a studiare la situazione ospedaliera utilizzando proprio i dati diffusi dal Ministero sulle attività gestionali oltre che su quelle economiche delle ASL e delle aziende ospedaliere. Si evince che la popolazione anziana è sempre più l’utilizzatrice di quelli che sono i servizi sanitari, infatti il 50% circa delle giornate di degenza è usufruito da persone anziane. Dunque se gli utilizzatori principalmente sono appartenenti alla popolazione anziana sarebbe lecito aspettarsi che molti e sempre più numerosi siano i posti letto di geriatria. Prendendo i dati, diffusi dal Ministero appunto, relativi all’anno 2010, si scopre invece che i letti di geriatria nei nostri ospedali rappresentano solo il 2%.

Quindi il 2% su una popolazione che utilizza per il 50% le giornate di ricovero. Si conclude facilmente che l’attuale tendenza è quella di tagliare i posti letto.



Forse tagliare i posti può avere anche una buona ragione in generale ma certamente non si dovrebbero tagliare i posti letto di geriatria! Praticamente vi è questa discrasia, una sorta di schizofrenia nel nostro sistema in cui, di fronte a una popolazione sempre più anziana, sempre più compromessa, che ha bisogno sempre maggiore di interventi di tipo se non proprio specialistico certamente di tipo culturalmente appropriato proprio per cercare di risparmiare delle risorse, si va in tutt’altra direzione. Questo è qualcosa che dovrebbe in qualche modo farci riflettere quando parliamo di formazione e di appropriatezza degli interventi in queste persone quando in realtà la politica sanitaria va, con atteggiamento schizofrenico, in tutt’altra direzione.

Un invito alla riflessione che non si può non accogliere!


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