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sabato 11 ottobre 2014

Alimentazione in RSA - L’opinione di una OSS

A cura di Paola Fedele


Una residenza assistenziale deve essere un luogo di vita per creare il quale è necessario che l’anziano abbia intorno a sé un ambiente umano il più familiare possibile dove possa sentirsi al sicuro come in casa propria. Dopo una esperienza a dire il vero non lunghissima ma molto significativa, sento di poter affermare che le persone che ci vengono affidate, prima ancora che di personale tecnicamente ineccepibile, richiedono soprattutto “competenza umana”.

Per dedicarsi a queste persone in modo adeguato, gli operatori devono avere la capacità di individuare e soddisfare quei bisogni che molto spesso l’ospite non è nemmeno in grado di esprimere. L’OSS deve sempre essere in grado di mettere in atto diverse strategie per offrire stimoli educativi al fine di accompagnare gli ospiti in quel tortuoso percorso volto al mantenimento del potenziale di autonomia di cui ciascuno dispone, adeguando di volta in volta il livello di assistenza al grado di dipendenza, sempre e comunque nel rispetto dell'individuo.


Via FacileAnziani.it.

Il problema concreto che quotidianamente gli operatori si trovano a dover affrontare è la gestione dei tempi: il mantenimento delle autonomie, infatti comporta la necessità di dedicarsi alla persona con calma perché la fretta viene recepita e può diventare fattore di frustrazione per chi riceve assistenza, scatenando timore, ansia e, in alcuni casi, aggressività. Il momento dei pasti è uno degli appuntamenti quotidiani durante i quali gli operatori si trovano ad affrontare svariate difficoltà, la prima delle quali è garantire la necessaria ed equilibrata nutrizione ad ogni ospite.

C’è chi non ha lo stimolo della fame, chi mangia in modo compulsivo, chi non ha lo stimolo della sazietà, chi deve essere imboccato a causa di patologie fisiche. C’è anche chi non ricorda più a cosa servono le posate e si confonde non sapendo cosa fare del cibo che ha nel piatto. Soprattutto in questo caso la figura dell’operatore o anche del familiare eventualmente presente è fondamentale: aiutare la persona nel reiterare il gesto di portare il cucchiaio alla bocca mettendo la propria mano sulla sua, rispettare i tempi necessari per masticare e deglutire, ripetere il movimento senza fargli percepire la fretta, il parlargli con calma senza perdersi in discorsi lunghi e complicati, ma con poche semplici parole, il porgergli l’acqua da bere perché non sa di averne bisogno; tutto questo insomma è ciò che noi tutti possiamo e dobbiamo fare per aiutarli per dare più dignità alla loro esistenza. Perché la vita è una ruota che gira per tutti ed ognuno di questi anziani potrebbe essere nostra madre o nostro padre. 

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