Di Renato Dapero
Appunti da un intervento del prof. Adriano Pessina

I discorsi sulla popolazione che invecchia si sentono ormai da anni, ma non si fa concretamente nulla e tutto passa attraverso due retoriche.
- La prima è la retorica della persona, in qualche modo molto buonista, del tipo “vogliamoci bene”;
- Dall'altra parte si sviluppa la retorica del limite: in ogni caso le risorse sono poche non possiamo assistere tutti.
Viene ricordato che la nostra è un’epoca caratterizzata
da innumerevoli carte dei diritti (ultimamente
è stata firmata anche la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità), ma le carte
dei diritti possono essere rappresentative di “diritti
di carta”. Il primo rischio è che benché la loro esistenza
sia segnalata in realtà nessuno le legga. Se
ne può dedurre, quindi che la maggior parte delle
carte dei diritti serve solamente a “coprirsi le spalle”
nelle situazioni in cui si aprono i contenziosi.
Si dovrebbe ben sapere che oggi la questione della carta dei diritti e le questioni giuridiche è molto rilevante: i cittadini non solo hanno in qualche modo delle aspettative di vita ma hanno anche una certa consapevolezza di quelli che sono i loro diritti. Hanno ovviamente anche dei doveri, che a volte ricordano meno. Quindi, da questo punto di vista, la questione importante della formazione deve essere elaborata tenendo conto del fatto che, quando esercita l’attività, il formatore ha di fronte delle persone, non sono semplicemente degli operatori sociosanitari o dei medici o altro ma anche e prima di tutto dei cittadini, che hanno dei diritti e dei doveri.
Cittadinanza e partecipazione non sono una cosa di poco conto, attengono infatti a questioni che devono essere considerate nella formazione. Cita in proposito il tema del consenso informato, dell’accanimento terapeutico, il tema dell’eutanasia, della qualità della vita. Nell’ambito dei servizi agli anziani sono temi, dice, destinati prima o poi ad esplodere perché nella vicenda della cronicizzazione della malattia emergono sempre di più le domande che in qualche modo hanno a che fare anche col senso dell’esistere e non solo con la medicalizzazione.
Un’ultima riflessione viene svolta sul tema del risparmio e della rinuncia ai trattamenti. Si deve riconoscere l’opportunità del dibattito sulle direttive anticipate (o testamento biologico) confermando in merito il diritto di ciascuno si possa esprimere liberamente, ma bisogna evitare che diventino uno strumento occulto per risparmiare. Si può rinunciare a un trattamento ma deve essere realmente la decisione di rinunciare a qualcosa che di sicuro si può avere. Non sarebbe una rinuncia se riguardasse qualcosa che l’interessato comunque non può avere.
Il rischio da evitare è che, in nome dell’autonomia dei cittadini, si finisca per acconsentire a rinunce di prestazioni che non si possono comunque avere.
Nessun commento:
Posta un commento