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martedì 22 luglio 2014

L'opera collettiva


È importante che operatori e servizi imparino professionalmente ad incantare i pazienti con quella seduzione affettiva e professionale che costruisce dentro il paziente. I sentimenti infatti hanno, come il flauto magico di Hamelin, sempre nel bene e nel male, il loro canto seduttivo a cui a lungo andare nessuno può resistere.


G. Braidi, Affetti e relazioni nel lavoro d’assistenza.

Via Ciao.it.
Fare il lavoro di cura è come fare una buona torta: non basta avere una buona ricetta, ci vogliono materie prime di qualità, attrezzature adatte, ma ancora non basta. Ci vuole anche occhio e la capacità di valutare le situazioni contingenti: clima, tempi, energia, attenzione, destrezza, tocco personale. Per questo fare una torta è sempre un po’ una magia! Così è anche per il lavoro di cura: non bastano procedure e protocolli, schemi o scale di valutazione. Il valore aggiunto lo fa il lavoro di squadra che dà vita a sinergie positive. In campo artistico la creatività diffusa si esprime nelle opere collettive, metafora efficace del lavoro di équipe. Nelle opere collettive, infatti, ciò che conta è il risultato finale a cui tutti partecipano, mettendo ciascuno in coro una parte di sé. Come in un coro ciascuna voce perde la propria individualità per fondersi in una voce di insieme, così anche nelle opere d’arte collettive l’individualità si supera nella suggestione del risultato finale.



La realizzazione del feltro.
Si tratta di una performance collettiva finalizzata alla realizzazione di un arazzo in feltro. I partecipanti avranno l’opportunità di scoprire le potenzialità delle mani come elemento creativo e parallelamente di riflettere sulla centralità delle mani come strumenti di cura. Lavorare in equipe multi disciplinare implica sempre un grande lavoro collettivo in cui tutti i professionisti “ci mettono le mani”. La performance Attivarte si pone l’obiettivo di sperimentare in concreto cosa significa lavorare insieme per realizzare un prodotto artistico, come paradigma del lavoro di assistenza. La lana come la creta sono materiali naturali e antichi da sempre utilizzati dall'uomo fin dall'epoca preistorica, che coinvolgono in modo completo la gestualità della mano . La lana è materiale morbido e caldo che invoglia alla manipolazione, trasmette sensazioni di piacere e di rilassamento, rafforza l’affettività e il rapporto interpersonale. Fare feltro è un processo di trasformazione che nel nostro immaginario si collega al mondo simbolico e magico dove le cose cambiano forma e significato.


L'opera compiuta.



Quando si inizia a feltrare non si sa cosa davvero uscirà dalla nostra creazione perché anche gli elementi naturali devono fare la loro parte. Feltrare ci aiuta a riconnetterci con la natura a recuperare il rapporto con le nostre radici antiche. Fare il feltro è alla portata di tutti. È solo questione di “gestualità”. I gesti vengono spontanei appartengono alla nostra memoria ancestrale. Fare feltro predispone ad uno stato di benessere, scaricando le energie negative e le tensioni. Le attrici principali sono “le mani” con tutte le implicazioni senso-motorie ad esse collegate. Il lavoro di cura è in primis un lavoro di manipolazione, dove il corpo dell’altro si affida alle mani dell’operatore. Le mani sono al centro del nostro lavoro come elemento ambivalente che può dare ausilio ma anche togliere autonomia. Il linguaggio delle mani e del corpo ci aiuta a rafforzare le nostre capacità comunicative ed affettive. Una carezza, un abbraccio, un bacio più delle parole riescono a trasmettere agio e accoglienza. Nelle nostre mani e nel nostro cuore sta la chiave di qualunque intervento terapeutico e riabilitativo.


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