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lunedì 8 dicembre 2014

Racconto: "Alba" (Parte 1/4)

Portrait of an old lady with fur hat di Carl Heuser.
Via Wikipedia.
È passato, è passato.
Otto volte, l'ha detto. Otto volte solo oggi. La signora Guendalina passa gran parte delle sue giornate a chiedere quando si va in spiaggia, a scrivere lettere al marito (È all'estero per lavoro, torna a Febbraio), a pretendere che si prepari un caffè dopo l'altro per Sara, per Sabrina, per Rosalia.
Rosalia è l'unica ancora viva, ma non viene a trovarla spesso; eppure, quando succede, è un piacere vederle chiacchierare come se fossero ancora vicine di casa. A volte.
Ho fatto i miei calcoli, sono brava a far di conto: la signora Guendalina non vede il mare da ventiquattro anni. Mese più, mese meno.
Per tutti qui all'Alba dell'Anima – medici, operatori, infermieri, il Direttore Scudi, i residenti – Febbraio è il mese più triste dell'anno. Riesci a vederlo nei suoi occhi, più velati del solito, il fantasma della consapevolezza di un'assenza. Io riesco a vederlo nella sua anima.
A Febbraio qui nevica spesso, e almeno con la neve riusciamo a tirarla un po' su di morale.
Quando quel fantasma le adombra il viso, lasciando la sua mente chiarificata, limpida, fa il gesto di scacciare qualcosa con la mano e dice quella frase; la sua frase.
È passato, è passato.
Non si fa una brutta vita, qui all'Alba. La gente è cordiale, e gli operatori fanno del loro meglio per non considerarci bestie ferite venute ad aspettare la morte o peggio, macchinette mangiapillole. “Vecchi” e “pazienti” sono parole vietate: ospiti, residenti, utenti, clientela, anziani fragili.
Un po' come i bicchieri della nonna, siamo, e il Cielo sa se non abbiamo altrettanta polvere addosso. Ma anche una bestia ferita, vecchia e corrotta, ha la sua dignità. La sua deliziosa aura di Storia e mistero.
Il Direttore Scudi sembra un pubblicitario, ma riesce a farci ridere ed è già un mezzo miracolo per un uomo d'affari al giorno d'oggi – fidatevi, che di miracoli me ne intendo.
Ce la caviamo, e stamattina c'è il sole.



In più, naturalmente, non puoi mettere una cinquantina di vecchi nello stesso posto e pretendere che non s'inventino qualcosa per passare il tempo.

Abbiamo avuto una vita per esercitarci nelle scappatelle notturne, e quanto alle storie da raccontare, non me ne voglia il vecchio Will Shakespeare per il rimando, ma siamo noi la materia di cui quelle storie sono fatte. Io più di altri, forse, ma non mi piace vantarmi.
C'è la storia di Giuseppe, che vendeva eroina nascosta nell'occhio di vetro da giovane, e quella del Meccanico Mario che si è rimesso in piedi dopo l'ictus grazie alla sua amante clandestina di cui “nessuno” ancora conosce l'identità (è la signora Marta della tredici).
Il Meccanico Mario ormai non ha più un cognome, però ha ancora una chiave inglese: non c'è modo di levargliela di mano. Non che sia mai stato un pericolo per qualcuno – mica come Aldo, che ormai annerisce occhi su base mensile da un mezzo decennio. Disturbi del comportamento, o cazzotti in faccia, dipende da come uno la vede.

E poi ci sono i fantasmi.


Madame la Mort di Paul Gaugin.
Via Wikipedia.

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