Ho accettato con piacere l’invito al seminario “le competenze del coordinatore di nucleo – I risultati del progetto LLP LDV IDECO”
Il seminario si e svolto il 10 luglio 2013 nella sede di Legocoop Reggio Emilia.
Con questo
progetto IDECO si parla una lingua europea anche nel nostro settore. Finalmente,
non per una generica esterofilia, ma per l’enorme potenziale di miglioramento
che si può attivare attraverso lo studio delle soluzioni adottate da altri
sistemi organizzativi e il confronto costruttivo che ne può derivare.
Ma andiamo
con ordine e prima di tutto cerchiamo di informarci meglio su cosa sia IDECO È un
progetto che porta un sottotitolo esplicativo: - Improving transparency for Department
Coordinators in long term care facilities
Tradotto significa:
IDECO - Migliorare la trasparenza per i Coordinatori di Reparto in strutture di
assistenza a lungo termine.
È un
progetto che mira a qualificare il Coordinatore di Nucleo delle strutture socio
assistenziali e a definire il profilo professionale di questa figura di Middle
Management. Inutile dire quanto ciò sia coerente con la filosofia della nostra
associazione che da anni realizza costantemente convegni sul tema del middle
management e ha anche realizzato nel 2012 un corso di aggiornamento.
Interessante
rilevare che il progetto per l’Italia è stato portato avanti da Kairos da
UPIPA, ARET e Anziani e non solo (Cooperativa che opera nell'innovazione
sociale). Interessante perché si vede la contestuale partecipazione di un ente
di formazione e d’altro canto di organizzazioni a cui fanno capo enti addetti alla
produzione oltre a una cooperativa emiliana attiva nella progettazione e
sperimentazione. Un bell'assortimento per una partnership produttiva.
CONTINUA A LEGGERE: Interventi di Fabrizio Montanari, Giorgio Brunello, Giuseppe Paxia, Loredana Ligabue, Federico Boccaletti e Licia Boccaletti.
CONTINUA A LEGGERE: Interventi di Fabrizio Montanari, Giorgio Brunello, Giuseppe Paxia, Loredana Ligabue, Federico Boccaletti e Licia Boccaletti.
Ultimo punto,
ricavato dal volantino di presentazione di IDECO è che il progetto si realizza
attraverso lo studio del modello tedesco con l’obiettivo, attraverso l’adattamento
alla nostra realtà, non solo di definire finalmente la figura professionale, ma
anche dare una formulazione chiara del relativo percorso formativo. Mi sono sentito
a casa! È molto che vorrei vedere passi avanti su questo fronte perché sono
convinto da anni che il coordinatore di nucleo ( es. la RAA dell’Emilia
Romagna) è una figura chiave nelle nostre strutture. Come, del resto, in ogni
tipo di organizzazione, infatti, cambiando nome e caratteristiche formative
specifiche tutte le aziende qualunque sia il loro prodotto o servizio poggiano
la loro efficienza sull'efficienza del responsabile intermedio che è una figura
che non solo deve esistere ma deve essere formata in modo specifico e sostenuta
in tutto il suo cammino perché, come abbiamo espresso più volte come ANOSS “Il
capo intermedio vive perennemente una doppia esposizione, verso l’alto e verso
il basso, e ciò lo sottopone a uno stress profondo su cui è possibile
intervenire solo con la formazione”.
Ha aperto i lavori Fabrizio Montanari – direttore del Consorzio 45 - Il suo intervento di apertura ha centrato la questione dell’importanza della figura intermedia con la sottolineatura che la produzione dei sevizi sociosanitari è basata quasi esclusivamente sul personale e quindi anche per una corretta gestione e controllo dei costi il management intermedio è di fondamentale importanza.
Giorgio Brunello – Responsabile di Kairòs S.p.a. – ha fatto una presentazione delle funzioni della società di consulenza e formazione Kairòs e degli scopi del progetto partendo da una rapida analisi della figura del Coordinatore di Nucleo. In passato, un buon coordinatore era semplicemente un tecnico coinvolto nei servizi specifici previsti dall'istituto Oggi tematiche sempre più all'ordine del giorno quali “qualità della vita negli istituti che erogano servizi alla persona” o “prospettive di vita per i residenti all'interno degli istituti” richiedono un approccio differente e una differente preparazione. Competenze acquisite in contesti non formali ed informali possono essere molto importanti e di conseguenza dovrebbero essere adeguatamente riconosciute. Il progetto di cui si parlerà oggi si ripropone di calare nel contesto territoriale italiano, molto complesso e variegato l’esperienza della Germania, dandole però una chiara prospettiva europea utilizzando la metodologia ECVET come sistema in grado di agevolare il trasferimento e di gettare le basi per un riconoscimento della figura a livello europeo.
Ha ricordato in conclusione che il progetto è finanziato dalla UE insieme ad altri progetti in diversi settori nell’ambito del programma di apprendimento permanente dell'UE (LLP)
Ha preso poi
la parola Loredana Ligabue - Anziani e non solo - con una relazione dal titolo: “Il Coordinatore
di nucleo nei Paesi e nelle Regioni Partner di IDECO” che pone subito l’accento
su due questioni determinanti per la qualità del servizio che sono
L’integrazione sociosanitaria
E la centralità della persona con possibilità di scelta dell’interessato
Il punto da cui bisogna partire è il Profilo professionale e formativo tedesco del coordinatore di nucleo.
Interessante poi la formazione del Coordinatore di nucleo in Germania che lo pongono ad un livello di conoscenze di carattere generale e specifiche molto elevato.
La presentazione della Loredana Ligabue ha posto in evidenza la situazione di altri due paesi
Si tratta della Romania e della Francia messe, alla fine, in relazione con l’Italia. In Italia si registrano situazioni molto diverse da Regione a Regione. In realtà, di fatto, esiste quasi ovunque il ruolo di Coordinatore di nucleo ma con caratteristiche variabili e relative differenti caratteristiche formative. La durata dei percorsi formativi,
infatti va da un minimo di 40 a un massimo di 400 ore e
per di più, di norma si tratta di formazione non obbligatoria per lo
svolgimento del ruolo. Anche i requisiti di partecipazione variano: in molti
casi è esplicitamente richiesta una precedente qualifica in ambito
assistenziale (ADB o OSS)
In Toscana e in Trentino il profilo professionale del coordinatore di nucleo e la sua formazione non sono standardizzati ma – operativamente – esistono.
Giuseppe Paxia -
Psicologo del lavoro - svolge
una compiuta descrizione del progetto che definisce “Progetto di trasferimento
di innovazione” che è cominciato con la ricerca di quale fosse l’ambito
nazionale in cui il modello conteneva un Coordinatore di Nucleo meglio
definito. La scelta è caduta sulla Germania e il progetto tende a verificare la
possibilità di trasferirlo in Italia. Le difficoltà sono molteplici a partire dal
fatto che in Italia ci sono definizioni diverse, contratti diversi e competenze
diverse derivanti anche da livelli diversi di formazione. Un ostacolo importante
è che il modello tedesco prevede che il coordinatore di nucleo sia un infermiere
con competenza specifica geriatrica; in Italia non c’è la specializzazione in
geriatria per gli infermieri e inoltre lascia fuori i “non infermieri” in
Iytalia non è possibile perché significherebbe escludere gran parte di chi iol
lavoro di responsabile intermedio lo ha già fatto. Ma stando sulle generali si
deve ricordare che l’obiettivo
generale del progetto, finanziato dall'Unione Europea nell'ambito del Lifelong
Learning Programme, programma settoriale Leonardo da Vinci TOI (Transfer Of
Innovation), è riuscire a dare maggior trasparenza alla qualifica professionale
del coordinatore di reparto e di nucleo nelle residenze per anziani ed ottenere
un suo riconoscimento a livello normativo.
Per riuscire
a realizzare questo importante obiettivo è necessario procedere per tappe
intermedie cogliendo di volta in volta obiettivi specifici:
•
raggiungere
un accordo sulla definizione della figura professionale target del
progetto e sulla sua denominazione in quanto nelle diverse regioni europee
coinvolte la medesima figura professionale è chiamata in modi differenti e non
vi è una perfetta coincidenza nelle mansioni;
•
comprendere
lo stato dell’arte dei percorsi non formali e informali che contribuiscono nei
vari paesi a formare la figura professionale target e mettere a
confronto le diverse realtà con la buona pratica tedesca comprendere quali sono i blocchi e le
mancanze di carattere normativo, sociale e culturale che hanno impedito fino ad
oggi che la figura del coordinatore di reparto venisse riconosciuta
ufficialmente;
•
tradurre
il modello tedesco nel linguaggio ECVET rendendolo facilmente trasferibile a
diversi contesti;
(questo dovrebbe consentire di trovare un ponte tra le regioni italiane)
(questo dovrebbe consentire di trovare un ponte tra le regioni italiane)
•
testare
il modello formativo tedesco in due regioni italiane pilota;
•
rilevare
le difficoltà derivanti dall'implementazione del modello tedesco al
contesto italiano individuando le soluzioni per adottarlo e renderlo sulla base
dell'esperienza acquisita trasferibile a contesti molto diversificati tra loro;
•
promuovere
nel miglior modo possibile il progetto, non solo con il fine di disseminarne e
pubblicizzarne i risultati, ma con quello di attivare sul tema trattato policy
makers in grado di incidere a livello normativo per il riconoscimento della
figura target del progetto e per una miglior definizione del percorso formativo
prevista per i coordinatori di reparto;
•
giungere
ad accordi ECVET per il riconoscimento della figura target a livello
internazionale su basi comuni.
E la centralità della persona con possibilità di scelta dell’interessato
Il punto da cui bisogna partire è il Profilo professionale e formativo tedesco del coordinatore di nucleo.
I suoi prerequisiti per la
professione sono
- La formazione triennale come infermiere geriatrico
- Almeno due anni di esperienza
- Una formazione aggiuntiva specifica di 460 ore,
- 6 mesi di esperienza professionale «in prova»
Nel profilo professionale si comprendono:
- mansioni di coordinamento socio-sanitario (definizione dei bisogni assistenziali e protocolli operativi)
- ma anche di gestione e organizzazione del personale e del reparto nel suo complesso
Interessante poi la formazione del Coordinatore di nucleo in Germania che lo pongono ad un livello di conoscenze di carattere generale e specifiche molto elevato.
Ecco l’elenco
degli elementi che costituiscono la sua formazione:
- Scienze infermieristiche e ricerca infermieristica (include il case management e il care planning)
- Comunicazione, orientamento e counselling (tecniche di comunicazione, di negoziazione, tutoraggio degli studenti, riflessione sul ruolo e il contesto professionale)
- Prevenzione, riabilitazione, promozione della salute
- . Principi legali ed economici (normativa sociale, penale, della professione infermieristica, norme sulla responsabilità, principi di economia della salute e di finanziamento del sistema socio-sanitario)
- Leadership (stili di leadership, motivazione, delega, organizzazione del lavoro e dei turni)
- Coordinamento e qualità (strumenti e metodi di gestione della qualità, risk management, project management, ISO:9001, principi di amministrazione e contabilità, bilancio economico)
- Gestione delle risorse umane (norme sulla protezione del lavoro, contratti di lavoro, appalti pubblici, stress, burnout, molestie sul lavoro)
La presentazione della Loredana Ligabue ha posto in evidenza la situazione di altri due paesi
Si tratta della Romania e della Francia messe, alla fine, in relazione con l’Italia. In Italia si registrano situazioni molto diverse da Regione a Regione. In realtà, di fatto, esiste quasi ovunque il ruolo di Coordinatore di nucleo ma con caratteristiche variabili e relative differenti caratteristiche formative. La durata dei percorsi formativi,
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In Toscana e in Trentino il profilo professionale del coordinatore di nucleo e la sua formazione non sono standardizzati ma – operativamente – esistono.
Nell'ambito del progetto IDECO sono state realizzate interviste a operatori che svolgono
questo ruolo e a direttori di struttura nelle due Regioni, per ricostruirne caratteristiche
e mansioni.
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ATTIVITA’
COMUNI SVOLTE:
E’ elemento
di connessione tra il direttore e gli operatori socio-sanitari. In alcuni casi,
si relaziona con una figura di gestione intermedia, come quella del
coordinatore delle attività di cura. Infatti, secondo la struttura
organizzativa di ciascuna casa di cura, lui/lei può avere un ruolo molto
operativo, diventando fondamentalmente un punto di contatto tra la direzione e
il team degli operatori oppure ad un livello più alto, ricoprendo un ruolo di
gestione in stretta collaborazione con il direttore generale o il direttore. Ha
relazioni rilevanti con il direttore, con gli utenti, i loro familiari, i
volontari e tutti i professionisti che lavorano nella struttura di assistenza
residenziale sia nel settore sanitario sia in quella dell’assistenza sociale. Ha
la responsabilità di organizzare le attività di assistenza all'interno del
reparto, supportando la gestione delle risorse umane, coordinando il team
responsabile dell’assistenza, instaurando relazioni tra la direzione e lo staff
di assistenza e implementando i programmi di cura individuali.
FORMAZIONE
ED ESPERIENZE
In Toscana e
in Trentino Il coordinatore di nucleo deve generalmente possedere una qualifica
nel settore dell’assistenza (i.e. OSA, OSS o simili) ed è generalmente
richiesta una passata esperienza come operatore assistenziale e a volte una
formazione specifica.
CONOSCENZE E
COMPETENZE DI BASE EMERSE DALLE INTERVISTE
•La strutturazione dei servizi e la loro organizzazione,
nello specifico: gestione delle risorse materiali e umane, definizione delle
modalità attraverso i quali i servizi sono forniti, gestione dei turni e uso di
Excel; utilizzo dei software di gestione (informatizzazione dei percorsi
informativi)
•problem solving, comunicazione, relazione e gestione del
team
•fare rete e
integrazione con gli altri servizi di comunità
•le
caratteristiche dei principali tipi di beneficiari
C'è una conclusione della relatrice che mi sento pienamente di condividere. abbiamo una grande risorsa e cioè la competenza e la professionalità acquisita dalle nostre RAA. C'è da domandarsi se è giusto che continuino a fare troppe attività di gestione del minutaggio e se devono o non devono avere competenze infermieristiche, se devono migliorarsi nelle tecniche di gestione dei conflitti e nelle capacità relazionali. queste le indicazioni fondamentali per definire la pista di lavoro tesa al miglioramento
Partendo
proprio dalla conclusione dell’intervento precedente prende avvio la
relazione intitolata “Le competenze
tecniche e trasversali del Coordinatore di nucleo. Esiti della sperimentazione
IDECO”. La relazione è curata da Ferderico
Boccaletti - Anziani e non solo .
Inizia ricordando che che in Germania 10 anni fa hanno fatto la scelta dell'assicurazione obbligatoria sulla non autosufficienza e questo è uno dei motivi che li pone in una posizione avvantaggiata anche se loro per la verità ci invidiano la figura dell'OSS. Hanno fatto una ristrutturazione Top/down a differenza nostra.
Inizia ricordando che che in Germania 10 anni fa hanno fatto la scelta dell'assicurazione obbligatoria sulla non autosufficienza e questo è uno dei motivi che li pone in una posizione avvantaggiata anche se loro per la verità ci invidiano la figura dell'OSS. Hanno fatto una ristrutturazione Top/down a differenza nostra.
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Descrive il
gruppo di riferimento costituito da
28 Operatori suddiviso in
2 gruppi (Toscana e Trentino). Il gruppo costituito da Infermieri coordinatori (con
e senza formazione specifica) e OSS coordinatori (con e senza formazione
specifica) in Toscana. Da OSS coordinatori in Trentino.
Rilevati diversi
modelli organizzativi (coordinamento dell'intero servizio
socio-sanitario-alberghiero o coordinamento di parti di esso / presenza anche
in turno o esclusiva funzione di coordinamento)
Gli strumenti
utilizzati vanno dal questionario di autovalutazione ad altri strumenti come la
raccolta casi e role playng e Big five questionnaire.
Lo Scopo è
quello di validare il modello di competenze, verificare quali competenze
tecniche e trasversali vengono effettivamente agite nel lavoro del coordinatore
di nucleo e verificare i fabbisogni formativi nell'autovalutazione degli
operatori.
Le competenze
tecniche più frequentemente considerate mancanti:
- Applicare metodi di valutazione dei processi di cura (audit interni) - GAP >=3 per il 28% degli operatori
- Applicare metodi di analisi dei bisogni formativi in relazione a quanto emerge dagli audit – GAP >=3 per il 25% degli operatori
- Monitoraggio degli standard collegati alle attività assistenziali e
- Supporto nello sviluppo di strumenti di gestione della qualità quali, ad esempio, circoli di qualità, discussioni di casi, gruppi di miglioramento – GAP >=3 per il 21% degli operatori
Mentre ci
sono anche competenze più frequentemente
considerate non pertinenti:
- Coordinamento delle attività infermieristiche del nucleo – N.P. per il 53%
- Gestione informatizzata della turnistica – N.P. per il 42%
- Trasmissione di informazioni su programmi di formazione interessanti ed eventi formativi – N.P. per il 35%
Un elenco di
attività mancanti
- Gestione rifornimenti ed
acquisti
- Gestione tirocinanti, stagisti
ed inserimenti lavorativi
- Controllo rispetto alle
procedure di sicurezza (81/08)
- Controllo rispetto a normative
sanitarie (NAS)
- Smaltimento rifiuti speciali
- Relazioni esterne / relazioni
istituzionali
- Risk management
- Verifica delle prescrizioni
degli operatori con limitazioni
- Gestione del colloquio
pre-ingresso in struttura
- Gestione della
logistica/convivenza nel nucleo - cambi letto
- Individuazione dell'oss-tutor responsabile di caso
- compilazione scheda di valutazione degli operatori
Nella
competenze trasversali in generale si sono rilevati GAP inferiori rispetto a
quelli relativi alle competenze tecniche
ü Esprimersi con naturalezza e
chiarezza, utilizzando consapevolmente il linguaggio verbale, para-verbale
e non verbale, adattandolo agli
interlocutori
ü Creare condizioni che non generino
percezione di differenze
ü Cercare una soluzione assumendo una
funzione di mediatore
ü Verificare che i requisiti necessari
per l’ottimale svolgimento del servizio all’interno del nucleo siano adeguati
AREE di
maggior criticità sono quelle che hanno a che fare con la leadership,
coordinamento del gruppo comunicazione (anche coi parenti) e gestione dei
conflitti. Ciò è confermato anche dall’analisi dei casi critici e di successo
portati in aula dai partecipanti.
CONSIDERAZIONI
MOLTO PROVVISORIE
•
Le strutture organizzative :
livelli di posizionamento
gerarchico ,ampiezza del
controllo, accorpamenti di servizi,
presenza di staff,ecc., pesano sul set
delle competenze soprattutto quelle
tecniche
•
Le descrizioni formali di partenza
dei profili
non rilevano molte attività
importanti soprattutto quelle gestionali procedurali (esempio: sicurezza,
logistica, acquisti …) e di gestione del personale (esempio : tirocinanti,
valutazione …)
•
Le strutture organizzative :
livelli di posizionamento
gerarchico ,ampiezza del controllo, accorpamenti di servizi, presenza di
staff,ecc., pesano sul set delle competenze soprattutto quelle tecniche
•
Le descrizioni formali di partenza
dei profili
non rilevano molte attività
importanti soprattutto quelle gestionali procedurali (esempio: sicurezza,
logistica, acquisti …) e di gestione del personale (esempio : tirocinanti,
valutazione …)
L'ultima relazione viene svolta da Licia Boccaletti - Anziani e non solo - trattando il tema del sistema ECVET.
Si tratta di una interessante questione relativa allo strumento che consente il riconoscimento dei risultati di apprendimento ottenuti durante i periodi di mobilità. Ciò attraverso una struttura e un linguaggio comini capaci di stimolare scambi e fiducia reciproca. lo strumento è utile in caso di mobilità internazionale ma anche infr-nazionale
L'ultima relazione viene svolta da Licia Boccaletti - Anziani e non solo - trattando il tema del sistema ECVET.
Si tratta di una interessante questione relativa allo strumento che consente il riconoscimento dei risultati di apprendimento ottenuti durante i periodi di mobilità. Ciò attraverso una struttura e un linguaggio comini capaci di stimolare scambi e fiducia reciproca. lo strumento è utile in caso di mobilità internazionale ma anche infr-nazionale
SCOPO DI ECVET
Trascriviamo il testo della Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio
Il sistema Europeo di Crediti per la Formazione Professionale ha lo scopo di facilitare il trasferimento, il riconoscimento e l’accumulazione di risultati dell’apprendimento verificati di individui che intendono acquisire una qualifica. Questo migliorerà in generale la comprensione dei risultati di apprendimento dei cittadini e la loro trasparenza, la mobilità transnazionale e la portabilità tra uno Stato e l’altro e – dove appropriato – anche all'interno dello stesso Stato, in un’area di apprendimento permanente senza confini e migliorerà anche la mobilità e la portabilità delle qualifiche a livello nazionale tra settori diversi dell’economia e nel mercato del lavoro.
Trascriviamo il testo della Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio
Il sistema Europeo di Crediti per la Formazione Professionale ha lo scopo di facilitare il trasferimento, il riconoscimento e l’accumulazione di risultati dell’apprendimento verificati di individui che intendono acquisire una qualifica. Questo migliorerà in generale la comprensione dei risultati di apprendimento dei cittadini e la loro trasparenza, la mobilità transnazionale e la portabilità tra uno Stato e l’altro e – dove appropriato – anche all'interno dello stesso Stato, in un’area di apprendimento permanente senza confini e migliorerà anche la mobilità e la portabilità delle qualifiche a livello nazionale tra settori diversi dell’economia e nel mercato del lavoro.
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