La redazione
augura buone feste e presenta i propositi per l’anno nuovo
Di Giulia Dapero
Alice rise: «è inutile che
ci provi», disse; «non si può credere a una cosa impossibile.»
«Oserei dire che non ti
sei allenata molto», ribatté la Regina. «Quando ero giovane mi esercitavo
sempre mezz’ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose
impossibili prima di colazione»
Lewis Carrol, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, cap. V.
Anche noi, proprio come
Alice, abbiamo bisogno di imparare a credere a qualcosa che ora come ora ci
sembra impossibile. Dovremmo allenarci a ipotizzare nuovi mondi possibili, a
immaginare quotidianamente margini di cambiamento, che sicuramente ci restano.
In particolare, in questo numero natalizio con cui si chiude l’anno anche per
ANOSS Magazine, vi vorrei salutare provando a gettare uno sguardo nuovo su un
concetto noto e per il nostro settore molto importante: quello di relazione.
Sembra necessario oggi
ricordare il valore della relazione, considerate le caratteristiche della
realtà contemporanea, nella quale la solitudine
si manifesta come la condizione tipica e non dettata dalla libera scelta
individuale. Sono quasi del tutto scomparse ormai le reti familiari forti di un
tempo, e tutte le forme di appartenenza di cui prima si disponeva si sono fatte
più fragili. Siamo individui che per lo più si muovono soli, simili ad atomi che procedono secondo percorsi diversi,
scoordinati, che si intrecciano soltanto quando all’uno sorge un bisogno e all’altro
si presenta la possibilità – remunerata, si intende – di soddisfarlo. Cresce
costantemente il rischio di divenire solo una massa indefinita, fatta di punti
isolati che non sanno come coagularsi attorno a una direzione comune. Anche nel nostro settore talvolta si percepisce
questa atomizzazione: le strutture sono, in molti casi, sparse sul territorio
nazionale come fossero isole incapaci di comunicare. A pagare le conseguenze di
questo isolamento, chiaramente, sono in primo luogo gli operatori e gli utenti
dei servizi. È di fronte a questa realtà che mi pare che si presenti l’urgenza
di un cambiamento, che deve avvenire in primo luogo a livello culturale. Abbiamo
bisogno di maggior confronto, di occasioni di incontro, scambio e dialogo.
Abbiamo bisogno, insomma, di costruire relazioni nuove e più solide, per
crescere, migliorare, sentirci appartenenti a una comunità e ritrovare valori importanti come quello della solidarietà. È necessario che migliori
la qualità della vita di ogni operatore, che deve poter comunicare con gli
altri colleghi, anche lontani; deve poter sentire il sostegno di un’intera
cultura di settore, che operi al fine di far sentire ognuno di noi meno
vulnerabile dal punto di vista sociale. Tra i buoni propositi per l’anno nuovo
dovremmo inserire anche questo, per riuscire a rompere muri divisori e ostilità
vuote che esistono tra tutte quelle realtà che, se da un lato si dichiarano a
favore del «sociale», dall’altro continuano a mantenere vivi solo dei giochi di
potere.
È
anche per questo che stiamo progettando un importante incontro nell’aprile 2016,
aperto a tutti i professionisti di settore, a cui abbiamo dato nome di Meeting delle Professioni di Cura e che
abbiamo deciso di estendere anche ai familiari degli utenti dei servizi (ovvero
alla comunità cittadina tutta). Si tratta infatti di un evento di animazione
culturale che vuole essere l’occasione annuale per pensare a un futuro
migliore, a partire però da un’analisi del presente. Sarà un’occasione di
incontro (un «meeting» appunto), che
nasce per diffondere cultura, ma anche per stimolare socialità e relazionalità.
Vuole restituire ore formative di alto livello, che migliorino la
professionalità di tutti gli operatori, ma vuole anche porre le basi per il
dialogo tra categorie di persone spesso in conflitto (come operatori e
familiari). Sarà infine anche un evento ludico, capace di generare bellezza e
senso di libertà. Non rinuncia ad avere nel suo titolo la parola «cura», perché
è ciò di cui abbiamo più che mai bisogno. Sarà proprio questo, infatti, che
accadrà in quelle due giornate di aprile: l’incontro di una comunità che, prima
di ogni altra cosa, avrà voluto e saputo prendersi
cura di sé.

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