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mercoledì 18 marzo 2015

Connessioni: Il nuovo razzismo contro i "vecchi" ai tempi della crisi

"Il traghetto carico di turisti è giunto nel porto e sta ormeggiando. I passeggeri si affollano lungo la stretta scalinata di metallo che conduce ai vari livelli del garage. La discesa non è facile data la quantità di adulti, bambini, carrozzine, borse…Nella calca si fa strada in senso opposto un giovane corpulento. Ha imboccato un piano che non è quello in cui ha parcheggiato l’auto e ora risale veloce sgomitando a dritta e a manca. Una donna esile, intorno ai sessant’anni ben portati, esclama: “Percorre le scale in senso inverso e pretende pure di farsi strada in questo modo!”. Il giovane le urla contro, in italiano: “Stia zitta lei che è un’abusiva: i vecchi devono starsene a casa!”.
La donna in questione si sistema col marito in un residence, in un’area tra le meno frequentate dai turisti. Come vicini, divisi da un vetro sottile che taglia la terrazza comune, hanno una coppia francese sui trent’anni, con due bambine. Non sono loro a infastidirli bensì la madre, che ha l’abitudine di gridare e trascinare rumorosamente le sedie in plastica. Un mattino la signora le chiede gentilmente, in buon francese, se per favore potrebbe sollevarle, le sedie, invece che trascinarle. In presenza delle piccole, lei grida con voce rabbiosa: “Se non le sta bene questo residence, se ne ritorni nella casa di riposo!”."

Partiamo da questo estratto/testimonianza per consigliarvi la nostra Connessione della settimana, ovvero un articolo di Annamaria Rivera, di qualche tempo fa e ciononostante attualissimo, sulla discriminazione nei confronti degli anziani in generale e nel nostro Paese.
Il cosiddetto "ageismo" (discriminazione sulla base dell'età, in ogni senso; qui naturalmente ci concentriamo su quella diretta ai più anziani) usa gli stessi strumenti - e si inserisce negli stessi canali - del razzismo e del sessismo, comparendo con le modalità retoriche delle più "evidenti" discriminazioni verso altre categorie (donne, comunità LGBT, il comodo e pericolosissimo dal punto di vista socio-antropologico di "immigrati" o "stranieri" e così via). L'autrice inoltre traccia un collegamento tra la discriminazione e l'emergere e il riaffermarsi sempre più fortemente - anche grazie alla crisi, che svolge un ruolo non indifferente nell'acutizzare le più disparate forme di discriminazione e "fortificazione identitaria" nel senso peggiore dell'espressione - di un'ideologia giovanilista serpeggiante e difficile da notare proprio perché sottesa in molte parti della nostra cultura e quotidianità.

Potete leggere l'articolo su MicroMega a questo link.

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