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martedì 15 luglio 2014

L'empowerment motivazionale

Di Claudia Filippi, Giovanni Sallemi, Fabio Vidotto, Oscar Zanutto.

Orientare l'attenzione agli obiettivi


Via The Corridor of Uncertainty.
Motivazione e modello organizzativo. I fattori che agiscono sulla motivazione degli operatori in contesti assistenziali, sono diversi. Ciascuno ha un suo peso ed è governato da elementi diversi. Entrano in gioco fattori di contesto e fattori personali che interagiscono pesantemente tra di loro e possono rendere le organizzazioni attrattive o “respingenti”, possono far sì che le persone stiano bene al lavoro invece che sentirsi stressate o soffocate dal lavoro. Un fattore importante, spesso trascurato, si riferisce al modello organizzativo adottato.

Importanza e problemi dei modelli organizzativi. Quando si parla di modello organizzativo molti pensano ai “freddi” schemi organizzativi che si trovano esposti nelle bacheche delle direzioni aziendali o nei documenti formali. Niente di più sbagliato! Il modello organizzativo è uno degli strumenti fondamentali di governo delle organizzazioni. Non solo perché chiarisce ruoli e responsabilità o perché spiega il funzionamento di quella specifica organizzazione, ma soprattutto perché da esso derivano le armi a disposizione del management per agire. Per contro esso può porre seri ostacoli! Pensiamo ad esempio all’importanza che ha l’integrazione dell’agire del personale rispetto all’utente che riceve il servizio nelle organizzazioni sociosanitarie e socioassistenziali. Il modello funzionale, ad esempio, crea barriere a questa integrazione. Il modello a matrice centra invece l’attenzione su chi riceve il servizio, favorisce la responsabilizzazione sugli obiettivi e di conseguenza stimola al superamento dei muri professionali incentivando lo scambio tra operatori. Ne consegue che lavorare in contesti operativi che adottano modelli organizzativi a matrice è molto più motivante e facile che operare in contesti tradizionali. Un altro fattore importante è legato allo stile di direzione. Le organizzazioni sociosanitarie sono spesso state improntate alla scelta di direttori che avessero la capacità di “applicare correttamente le norme di regolazione del settore”. Ferme restando le dovute eccezioni, si è data così un’impronta molto più “burocratica” alla gestione.




Non fermarsi alla norma. La norma però è anch'essa uno strumento e non un fine! Un binario entro il quale operare, da rispettare, ma non può diventare lo stile direzionale per i servizi alla persona. Nel rispetto quindi delle regole, un approccio sistemico e uno stile basato sulla guida per esempi è più efficace per ispirare e indirizzare le persone al raggiungimento degli obiettivi di salute. Naturalmente questo significa che l’oggetto da condividere è la visione e missione aziendale. Occorre favorire la partecipazione nella costruzione degli obiettivi e la responsabilizzazione di tutti rispetto alle attività erogare e ai ruoli, creando empowerment e senso di appartenenza e di squadra.

Strumenti individuali. A questo punto però si apre il tema degli strumenti individuali. La squadra, infatti, si avvale di persone componenti il cui potenziale si esprime al meglio se sono utilizzati adeguanti strumenti di comunicazione e interazione. L’abilità nel relazionarsi con gli altri e con il proprio gruppo (ad esempio sapendo gestire i conflitti) contribuisce pesantemente nel creare un ambiente favorevole e allo stare bene nel contesto di lavoro. La squadra è un organismo concreto nel quale ciascuna persona è chiamata a trascorrere buona parte della vita lavorativa. È reale! È fatto delle relazioni che ognuno intesse con gli altri ed è sulla qualità di queste relazioni che si può e si deve intervenire: per il benessere individuale e per il raggiungimento degli obiettivi di salute.





Via Thien An
Stile comunicativo e leadership. Sul funzionamento dei gruppi incide molto lo stile comunicativo e lo stile di leadership (saper ascoltare, negoziare, formulare critiche in modo da stimolare il miglioramento) presenti  della organizzazione e la capacità di riconoscere e affrontare adeguatamente i diversi tipi di conflitto che, inevitabilmente, si creano. Tuttavia la consapevolezza individuale dell’importanza delle relazioni interpersonali in un contesto lavorativo rimane il punto di partenza fondamentale. Sotto questo profilo, e spostandosi ancor più sui fattori personali che agiscono sulla motivazione, occorre che ciascun membro dell’organizzazione “lavori” anche su di sé. Se ne deduce così che una persona equilibrata, che sta bene con se stessa e che è capace di vivere pienamente la propria esistenza, che cerca di portare nel gruppo cose piuttosto che rubarle, che è assertiva, che è positiva, ecc. aiuta a creare un ambiente di lavoro motivante e favorevole.


L'approccio Mindfulness. Viene allora da chiedersi: (oltre ai fattori già illustrati) cosa ci rende capaci di concentrarsi sugli obiettivi? Come possiamo rapportarci con gli altri in modo emotivamente pieno ed armonioso? Un approccio interessante è il Mindfulness, ovvero un atteggiamento mentale nel quale siamo pienamente concentrati nel qui ed ora osservando ciò che accade in modo intenzionale ed a-valutativo. Più di trent’anni fa Jon Kabat-Zinn, un medico statunitense, ha adattato i principi della meditazione Zen alla cultura ed alle esigenze occidentali per la riduzione dello stress evidenziando, con dati scientifici,che quando “governiamo” i nostri pensieri e ci portiamo in uno stato di “flusso” nel presente siamo più sereni, più attenti
e concentrati e più performanti. Si tratta allora di conoscere alcuni principi e tecniche che ci consentono di orientare consapevolmente la nostra attenzione nel presente e verso i nostri obiettivi specie in un’epoca caratterizzata da numerosi stimoli e distrazioni che distolgono la nostra concentrazione sia durante le attività individuali che in quelle sociali e di relazione con i fruitori dei servizi e con i collaboratori. Agire nella pienezza mentale significa ottimizzare le nostre energie potendo scegliere quando e come focalizzare la nostra mente su ciò che vogliamo. Nella vita organizzativa siamo spesso intrappolati tra il rivendicare e l’analizzare eventi passati, talvolta in modo improduttivo, oppure preoccupati circa il futuro incerto; mediante uno stile mentale orientato alla Mindfulness saremo invece concentrati sull'adesso, l’unico momento nel quale possiamo fare la differenza!


Gli autori

Claudia Filippi. Psicologa, consulente e formatore, presidente - responsabile area ricerca e sviluppo e responsabile area risorse umane della Cooperativa Progetto NOW di Conselve (PD).
Sallemi Giovanni. Laurea magistrale in Programmazione
e gestione delle politiche e dei servizi sociali, direttore del Centro di Servizio per persone anziane non autosufficienti - Villa Bianca di Tarzo (TV).
Vidotto Fabio. Manager, consulente di direzione in area
sociosanitaria, presidente consiglio di amministrazione
Studio VEGA s.r.l..
Zanutto Oscar. Psicologo del lavoro e delle organizzazioni, consulente e formatore, responsabile qualità e controllo di gestione presso l’ISRAA di Treviso.

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